CAMMINARE A “RITROSO”
Functional training: nell’ultimo ventennio, l’accostamento di queste due semplici parole ed il tentativo di tradurle in termini operativi, ha rappresentato l’esempio più chiaro di come i processi di comunicazione globalizzati possano trasformare un “concept” in un “trend”; convertire un argomento di interesse in una parola di richiamo (da “topic” a “buzzword”); trasferire un concetto in una tendenza; un sistema basato su evidenze scientifiche omogenee in un mix di soluzioni ed applicazioni eterogenee; la ricerca e lo studio in una “mission” di aperta commercializzazione. Così, nel campo del “functional training” si è passati, prima, dalla lenta comprensione alla progressiva affermazione e, poi, dalla cauta ed incerta diffusione all’indiscriminata propagazione.
Risultato: a trent’anni dalla sua comparsa, ci si chiede ancora che cosa sia l’allenamento funzionale, a cosa possa servire e dove possa portare.
Torniamo indietro.
Boyle definisce l’allenamento funzionale come “un complesso di esercitazioni in grado di coinvolgere equilibrio e propriocezione; esercitazioni eseguibili con i piedi per terra, senza l’assistenza di macchine, o comunque in condizioni tali che la forza possa essere applicata ed espressa in condizioni di instabilità ed il peso del corpo debba essere diretto e controllato in tutti i piani di movimento”(1)
Gambetta usa un linguaggio sensibilmente più tecnico, aggiungendo degli elementi che in seguito diventeranno basilari e identifica l’allenamento funzionale in un “attività multi-articolare, multi-planare, arricchita propriocettivamente, che coinvolga decelerazione (riduzione di forza [NB termine scorretto]), accelerazione (produzione di forza) e stabilizzazione; che preveda quote consistenti di instabilità e diversi livelli di controllo della deformazione imposta dalla gravità, delle risposte reattive offerte dal suolo (ground reaction forces), del momento della forza”(2)
Santana ne dà una definizione tanto precisa quanto “minimalista”: il “functional training” è “uno spettro di attività dirette all’attivazione di una connessione coerente tra corpo, movimento e uso del movimento da parte del corpo”(3)
Per Plisk, “l’allenamento funzionale coinvolge movimenti che sono specifici o altamente correlati, in termini meccanici, coordinativi ed energetici, con le attività quotidiane abituali (activities of daily living, ADLs)”(4)La “functional theory” nasce da osservazioni e ricerche effettuate in USA e in Australia, agli inizi degli anni ’90, in campo riabilitativo. Il sistema, che testi ed articoli citano come “functional training and rehabilitation”, basa la propria struttura teorica proprio sull’attenzione al “real life movement”, al momento reale, a quel movimento esasperatamente quotidiano diventato il nostro “abito” motorio e gestuale; un abito talmente “usuale” e ordinario, da condizionare la nostra risposta alle sollecitazioni esterne, rendendola pericolosamente abitudinaria.
Dall’osservazione del movimento quotidiano e dalla riscoperta di movimenti essenziali e primitivi, derivano le principali indicazioni operative della teoria funzionale, che optano per un esercizio:
- mimico (mimic)
- reale (daily living’s)
- primordiale (primitive patterns)
- che ripercorra le tappe dell’apprendimento e della strutturazione neurologica (motor re-learning)
- altamente correlabile con le “activities performed in daily life“
- basato sull’acquisizione e il miglioramento della “trinity funzionale “Squat, lunge e scapular retraction“(5)
- orientato in senso rotazionale, side to side e front to back (three basic motions)
- in grado di attivare un programma motorio (motor program) ed il relativo timing di attivazione
- diretto al superamento della gravità (overcoming or neutralizing the effects of gravity)
- arricchito propriocettivamente (“proprioceptively enriched“)
- con forti connotazioni senso-motorie (sensory motor system)
- non selettivo, ma estensivo (inclusive of all motor components)
- acquisibile, interiorizzabile e trasferibile secondo sequenze horizontal to vertical – easy to hard – simplex to complex (6)
Approdata in Europa agli inizi del 2000, la teoria funzionale è stata tradotta e riproposta, prima sotto forma di Balance Training, Body Weight Training, Gravity Training, Core Stabilization Training, fino a dar luogo a commistioni e interpretazioni settoriali quali Crossfit e, più recentemente, Natural Movement e Wild Fitness.
In realtà, l’allenamento funzionale porta con sè un messaggio tanto lineare, quando incompreso: “The principles of functional training and rehab are the same. The body doesn’t work any differently rehabilitating from an injury than it did before the injury (7). Functional exercises and progression can be linked together within a training or rehabilitation pathway”. “The natural human physique can look strong, healthy, and balanced if it is trained to function properly. If you sit, walk, bend, lift, turn, run, throw, kneel, sprint, step, push, pull or lie, you can benefit from functional training. Functional training is “movement improvement” training” (8).Traducendo in modo non propriamente letterale, si avrà che i principi funzionali che danno forma ad un allenamento integrato e ad una riabilitazione integrale, sono gli stessi. Il corpo che si riabilita da un infortunio non funziona diversamente da quanto abbia fatto prima dell’infortunio stesso. La progressione nella proposta degli stimoli funzionali (esercizi) segue lo stesso profilo, all’interno di un percorso motorio, sia allenante che riabilitativo.
La forma del corpo umano può essere forte, sana e bilanciata, se è allenata ad una funzione reale con un corretto funzionamento. In tal senso, l’allenamento funzionale è allenamento volto al miglioramento del movimento umano.
Contenuto, questo, che sposta il valore e la validità del sistema ben oltre le semplici linee di confine tra un metodo e l’altro; colloca più propriamente il F.T. nel campo del movement pattern training; e in tal senso e con tale orientamento, mette a fuoco la necessità di indirizzare studi, osservazioni e ricerche verso la comprensione del “real life movement“, del movimento che ci pone in relazione con il mondo.Per approfondimenti
Allenare il movimento: dall’allenamento funzionale all’allenamento del movimento
Bibliografia
- Boyle M., Functional Training for Sports. Champaign IL: Human Kinetics, 2003
- Gambetta V., Gray G., Following a functional path, Training & Conditioning 1995, 5(2), 25-30; Gambetta V., Clark M., A formula for function, Training & Conditioning, 1998, 8(4), 24-29; Gambetta V., Force and function, Training & Conditioning, 1999 9(5), 36-40
- Santana J.C., Functional Training, Boca Raton FL: Optimum Performance Systems, 2000
- Plisk S., Paper presented as part of NSCA Hot Topic Series, www.nscalitf.org
- Jingujima M. Teaching Nationally Board Certified & Tad Jinguji MS, Exercise Science & Health Promotion, National Association for Sports Medicine – Performance Enhancement Specialist, International Youth Conditioning Association – Youth Fitness Specialist, Paper presented as part of home page from i4pe.theschafergroup.com
- Gambetta V., Gray G., Following a functional path, Training & Conditioning, 1995, 5(2), 25-30
- Gambetta V., Gray G., Following a functional path. Training & Conditioning, 1995, 5(2), 25-30
- Izzo J., Published: www. izzostrengthtraining.com, published on 2009.04.06.
Dopo una lunga esperienza come insegnante di educazione fisica, è oggi preparatore atletico e riabilitatore. La sua attività si lega da sempre all’interesse per l’evoluzione del movimento e per lo sviluppo della performance.
Ha lavorato per A.C. Fiorentina, Al Arabi Sports Club, Chelsea F.C., A.C. Siena, Palermo F.C, Udinese calcio, Inter FC, Nazionale Femminile Calcio in qualità di terapista e preparatore atletico.
Attualmente è responsabile recupero infortunati al Parma Calcio