La resistenza è fondamentalmente una espressione della forza muscolare, cioè dell’unica funzione che il muscolo sa svolgere.
La resistenza, così come tutte le altre capacità cosiddette condizionali, altro non è che l’espressione di una particolare modalità di estrinsecazione della contrazione muscolare, cioè di quella fondamentale funzione che il muscolo è chiamato a svolgere per generare << movimento >>. Nella contrazione muscolare, infatti, si può dire che siano già contenute tutte le qualità fisiche fondamentali. Nel momento in cui si contrae, il muscolo esprime una quantità << x >> di forza ad una determinata velocità: forza e velocità sono condizionate, naturalmente, dal tipo di impegno che il muscolo deve sostenere (intensità dello stimolo nervoso, complessità del gesto da compiere, ecc.). Se il tipo di movimento richiede la ripetizione della contrazione, sarà necessaria una capacità di resistenza da parte del muscolo o dei muscoli impegnati. Questa capacità sarà evidentemente diversa a seconda che il muscolo venga chiamato ad erogare quasi tutta la sua forza in ogni contrazione (in questo caso, il muscolo resisterà solo per poche contrazioni, esprimendo una capacità di resistenza al carico elevato), o percentuali via via inferiori della sua forza massima (in questo caso, il muscolo potrà – a seconda delle esigenze – resistere ad un certo numero di contrazioni veloci o resistere ad un più elevato numero di contrazioni lente). In definitiva, le tre fondamentali qualità della forza, della velocità e della resistenza possono (e, in realtà, devono) essere esaminate e studiate congiuntamente. Il lavoro del muscolo, infatti, se implica il superamento di carichi massimali, si identifica nella espressione di forza massima; se implica il superamento di carichi inferiori al massimale, ma in maniera veloce, si identifica prevalentemente con l’espressione della forza esplosiva; infine, se implica il superamento di carichi << bassi >> per un lungo tempo, si identifica prevalentemente con l’espressioni della forza resistente (o resistenza alla forza, dipende dal carico).
Queste considerazioni, che consentono di trattare in maniera unitaria le qualità fisiche (ricondotte tutte alla medesima funzione della contrazione muscolare, dunque della espressione di forza), possono essere completate con un’importante osservazione su rendimento della contrazione, cioè sul rapporto tra l’energia spesa nella contrazione stessa ed il lavoro meccanico ottenuto, insomma tra la forza sviluppata e la forza applicata. Il rendimento muscolare può variare ed essere influenzato dalla minore o maggiore partecipazione alla contrazione di altri fattori, certamente non meno importanti rispetto alle qualità << primarie >> già nominate. Questi possono essere suddivisi schematicamente in due gruppi: quello dei fattori coinvolgenti soprattutto la sfera nervosa e psicomotoria (coordinazione e destrezza) e quello dei fattori più propriamente inerenti alla struttura e alle proprietà muscolari (estensibilità ed elasticità muscolare). Il maggiore o minore intervento dei gruppi di fattori si traduce, inevitabilmente, in un migliore o in peggiore padroneggiamento della tecnica esecutiva del particolare gesto.Non è vero che la resistenza si acquisisca correndo, né che la si acquisisca correndo a lungo e lentamente.
Una impostazione errata del problema relativo al significato della resistenza e alle modalità per accrescerne la dotazione individuale (come migliorare la resistenza) è certamente quella (per giunta assai deleteria!) secondo la quale la resistenza si acquisisce correndo a lungo e lentamente. Ciò è falso, oltre che riduttivo del concetto di resistenza e fuorviante per la pratica dell’allenamento nelle diverse specialità sportive. Certamente è vero che correndo si acquisisce una forma particolare di resistenza: questo concetto non può essere, però, generalizzato e va, anzi, chiarito perché potrebbe generare più di un equivoco.Una moderna impostazione dell’allenamento della resistenza vuole che la si consideri sempre come un fatto specifico, da riferire cioè, obbligatoriamente, a qualcosa di preciso e di non generalizzabile.
La capacità di un organismo di resistere alla fatica è una maniera di definire in generale la possibilità di:
a) ripetere (un certo numero di volte)
b) a un determinato livello di impegno
c) e per una precisa durata di tempo
d) una prestazione particlare.
La capacità di resistere si può, perciò, misurare qualora si riesca a definire sia la quantità dei gesti da eseguire, sia il tipo di impegno, sia la sua durata, sia – infine – la sua peculiare natura: una cosa è infatti resistere ad una prestazione di forza, altra cosa è essere capaci di resistere alla velocità, altra cosa ancora ripetere una prestazione di destrezza, senza che questa vada calando,ecc.La resistenza è riconducibile sempre a problematiche ed a fattori di origine sia nervosa sia biochimica. Anche la resistenza è un fatto Neuromuscolare
Per definire meglio la resistenza, è lecito porsi la domanda: ” Ma quando è che non si riesce a resistere, a continuare a lavorare allo stesso livello di impegno?”. Evidentemente, ciò si verifica quando viene a mancare l’opportuno rifornimento al muscolo impegnato nel lavoro: per resistere, occorrono adeguate scorte di << energia >>, occorre un corretto approvvigionamento; occorre che al muscolo arrivino in giusta quantità sia sostanze chimiche sia impulsi nervosi efficaci: la resistenza ha sempre due aspetti: uno più propriamente biochimico e l’altro più propriamente nervoso.Un discorso razionale sulla resistenza non può prescindere dalla trattazione sia del rifornimento energetico reso possibile dalla circolazione del sangue sia dalle fonti di energia insite nel muscolo stesso.
I principali fattori legati alla funzionalità del sistema nervoso ed il cui scadimento provoca un abbassamento della capacità di resistere sono riconducibili a:
- rapidità dell’impulso nervoso;
- coordinazione;
- destrezza;
- volitività;
I principali fattori strettamente muscolari legati alla resistenza sono, evidentemente, rappresentati dalle scorte delle diverse sostanze chimiche, il cui depauperamento condiziona il protrarsi del lavoro fisico (almeno ad una intensità più elevata). Da questo punto di vista, è certamente molto utile distinguere tra aspetti << centrali >> ed aspetti << periferici >> della resistenza. Gli aspetti centrali riguardano tutto il sistema cardiocircolatorio e respiratorio (dal centro, vengono infatti portate verso la periferia le sostanze biochimiche utili per la contrazione muscolare); gli aspetti periferici riguardano la struttura muscolare (con proprie scorte di energia ed una sua caratteristica capacità di utilizzare, a seconda delle esigenze, energia proveniente, in un certo senso, dal centro ed energia già immagazzinata in particolari depositi muscolari).La resistenza va studiata nei particolari modelli di prestazione delle specialità sportive, allo scopo di individuarne le caratteristiche costitutive (evidentemente diverse a seconda dello sport) e di elaborare così strategie molto mirate di sviluppo della capacità
L’allenamento per lo sviluppo della resistenza ha, pertanto, come obiettivo quello di agire sia sul sistema cardio-circolatorio e respiratorio sia sul sistema muscolare in senso stretto sia anche sul sistema nervoso (con riferimento, tra l’altro, alle caratteristiche psicologiche e motivazionali di ciascun soggetto). Appare evidente che la resistenza è una qualità complessa e che essa deve essere studiata ed analizzata sempre in riferimento alla specifica specialità sportiva, osservando cioè nei dettagli il modello della prestazione della particolare disciplina.La tecnica esecutiva rappresenta una dei movimenti fondamentali del passaggio dalla generica capacità di resistere a forme più orientate e più mirate di resistenza, cioè, ad attività con caratteristiche cinematiche e dinamiche particolari, differenti le une dalle altre e, perciò assolutamente specifiche.
È evidente che le considerazione fatte sullo sviluppo della resistenza si legano perfettamente con quelle relative allo sviluppo, che fin dal primo momento va perseguito, della capacità tecniche dell’atleta. Tutti i carichi di lavoro vanno, infatti, collocati all’interno di tecniche esecutive (prima molteplici e diversificate, l’atleta giovane apprende molti gesti ed impara a destreggiarsi con il proprio corpo, poi sempre più orientate verso la specialità sportiva (l’atleta maturo si specializza nell’esecuzione dei gesti peculiari della specialità scelta). È la tecnica esecutiva (cioè la particolare strutturazione spaziale e temporale dei gesti) che, in definitiva, consente il trasferimento positivo degli affetti dei carichi di lavoro orientati verso la capacità di resistere sulla capacità stessa, dal momento che la resistenza, per esempio, del canottiere non è quella del ciclista, anche se all’inizio della formazione sportiva alcuni mezzi di allenamento di questi due specialisti possono anche coincidere. Certamente, però, tutti i mezzi di allenamento dovranno diversificarsi nel momento in cui la necessità del riferimento alla specialità sportiva (dunque, anche ad una tecnica esecutiva particolare) comincerà ad essere dominante.Bibliografia
- Bellotti P., Benzi G., Donati A., Matteucci E., Dal Monte A., Vittori C.: “Classificazione degli sport e determinazione dei mezzi di allenamento”. Quaderni dello Sport (ITA), CONI, 1/1978, inserto.
- Bellotti P., Donati A., Vittori C.: ” Allenamento sportivo e qualità fisiche”. Atleticastudi (ITA), Roma, n.3/1981, pp. 5-8
- Bellotti P.: “Alcune caratteristiche della formazione e dell’allenamento giovanile”. Atleticastudi (ITA), n4/1983, pp. 67-92
- Bellotti P., Donati A.: “l’organizzazione dell’allenamento sportivo”. Società Stampa Sportiva, Roma, 1983.
Ha svolto per molti anni attività di docenza in Teoria, Metodologia e Pratica dell’allenamento sportivo, presso la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma; di Etica e Bioetica dello Sport (Filosofia Morale) presso la SUISM, Scuola Universitaria Interfacoltà di Scienze Motorie, di Torino; di Bioetica e Sport e di Il movimento ed il gioco: due costitutivi importanti della persona presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma (Corso di Licenza in Bioetica e Master). Docente di numerosi corsi di formazione, di aggiornamento, di specializzazione, universitari e non, di master, in Italia e all’estero.
Autore e curatore di numerosi testi, articoli, saggi e opere di argomento sportivo (medico e tecnico), per Editori italiani e stranieri. Ha pubblicato di recente tre nuovi volumi, scritti, il primo, in collaborazione con Sofia Tavella (“No Doping. Una teoria del movimento e dello Sport”, 2008) e, gli altri due, con Sergio Zanon (“Il movimento dell’uomo. Storia di un concetto”, 2008) e “Storia dell’allenamento sportivo, con appendici”, 2009), per i tipi di Calzetti e Mariucci di Perugia.